Monica Vitti

Nasce il 3 novembre 1931 a Roma
Monica Vitti, pseudonimo di Maria Luisa Ceciarelli.

Monica Vitti è una delle più famose attrici del cinema italiano.
La sua caratteristica voce roca e l’innata verve l’hanno accompagnata per quasi quarant’anni di carriera cinematografica, dalle sue interpretazioni drammatiche nella “tetralogia dell’incomunicabilità” di Michelangelo Antonioni (L’avventura, La notte, L’eclisse e Deserto rosso) che le diedero fama internazionale a quelle in ruoli brillanti (da La ragazza con la pistola a Io so che tu sai che io so) che la fecero considerare l’unica “mattatrice” della commedia all’italiana, lavorando ottimamente con i colleghi Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi.

Ha ottenuto numerosi premi, tra cui cinque David di Donatello come migliore attrice protagonista (più altri quattro riconoscimenti speciali), tre Nastri d’Argento, dodici Globi d’oro (di cui due alla carriera), un Ciak d’oro alla carriera, un Leone d’oro alla carriera a Venezia, un Orso d’argento alla Berlinale, una Concha de Plata a San Sebastián e una candidatura al premio BAFTA.


Da Trova Cinema Repubblica

“Ha una bella nuca, potrebbe fare del cinema”.

Così le disse Michelangelo Antonioni dalla cabina di regia, mentre lei stava doppiando Dorian Gray ne Il grido (Antonioni, 1957).
All’epoca Monica Vitti preferiva di gran lunga recitare in teatro, convinta che il cinema fosse dominio esclusivo delle maggiorate provenienti dai concorsi di bellezza.

Antonioni le fece cambiare idea e con L’avventura (1959) rivelò ben altre doti, oltre quella sua incantevole nuca.

Nata a Roma il 3 novembre 1931, (Maria Luisa Ceciarelli), si diploma nel 1953 presso l’Accademia D’arte Drammatica dove ha come maestro il grande Sergio Tofano, il quale si accorge subito della sua esuberante vis comica.

A teatro si mette in luce ne ‘La Mandragola‘ e sempre con Tofano rappresenta ‘L’avaro’ di Moliere.
Anche se sul palcoscenico recita Brecht e veste i panni di Ofelia nell’‘Amleto’ di Bacchelli, nel 1956 riscuote un grande successo con Sei storie da ridere di Luciano Mondolfo.

Sta per sposarsi con un fidanzato architetto quando incontra Antonioni.
Quella storia d’amore finisce e lei si avvia a diventare la compagna di vita e la musa ispiratrice del regista ferrarese.

Dopo L’avventura, con La notte (1961), L’eclisse (1962) e Deserto rosso (1964) si impone definitivamente a livello internazionale per la sua capacità di incarnare angosce ed inquietudini, crisi di identità e malesseri di una donna “moderna”.

In seguito si lega sentimentalmente a Carlo Di Palma, direttore della fotografia di Deserto rosso, mentre sta per concludere la sua indimenticabile avventura artistica con il maestro dell’incomunicabilità.
Di Palma la dirigerà nella sua prima regia (Teresa la ladra 1973) e la farà diventare una regina di tabarin (Mimì Bluette…fiore del mio giardino,1976).

Nella seconda metà degli anni ’60 passa al genere della commedia.
Con Mario Monicelli (La ragazza con la pistola, 1968) può finalmente liberare il suo talento comico, già lucidamente preannunciato da Sergio Tofano.
Pur essendo bella ed elegante ( “un fisico normale” – come dice lei), dimostra che per far ridere al cinema non bisogna essere per forza bruttine, attempate o poco desiderabili.
Anzi. Alberto Sordi soffre molto per lei in Amore mio aiutami (Sordi, 1969).

Mastroianni e Giannini sono pronti a tutto per amor suo (Dramma della gelosia. Tutti i particolari in cronaca, Ettore Scola, 1970), un po’ come Tognazzi che da marito trascurato cerca di riconquistarla con L’anatra all’arancia (Luciano Salce, 1975).

Negli anni ’70 insieme a Sordi forma una delle coppie più amate del nostro cinema e s’impone come la “mattatrice” incontrastata, unica donna capace di competere con i grandi comici della commedia all’italiana.

Convinta che il segreto della comicità risieda nella ribellione contro le malinconie della vita, ce la mette tutta per far ridere il pubblico.
Così, dopo aver corso per i corridoi di un albergo cercando angosciata Gabriele Ferzetti (L’avventura), inciampa sui tacchi alti quando irrompe in quelli dell’ospedale dove è ricoverato Giancarlo Giannini (Dramma della gelosia).

Anche se riceve molti premi cinematografici (tre Nastri d’argento e cinque David di Donatello), non rinuncia al teatro.
Nel 1986 è accanto a Rossella Falk in ‘La strana coppia‘, per la regia di Franca Valeri e due anni dopo rappresenta ‘Prima pagina‘, diretto da Giancarlo Sbragia.

Numerose anche le sue incursioni sul piccolo schermo, non soltanto in veste di illustre ospite d’onore, sempre adorna di turchesi e di un’eterna giovinezza.
Proprio in televisione recita accanto a Eduardo De Filippo ne Il cilindro (1978), mentre al cinema compare in uno dei rari film che gira con registi stranieri (Ragione di stato, André Cayatte, 1978), eccezion fatta per alcuni nomi prestigiosi come Joseph Losey (Modesty Blaise, la bellissima che uccide, 1969), Miklos Jancso (La pacifista, 1971) e Louis Buñuel (Il fantasma della libertà, 1974).

Dagli anni ’80 dirada le apparizioni sul grande schermo, figurando soprattutto nei film diretti dal suo nuovo compagno, il regista Roberto Russo, (Flirt, 1983; Francesca è mia, 1986) sposato dopo 27 anni di fidanzamento nel 2000.

Successivamente esordisce nella regia con Scandalo segreto (1990) e si cimenta con successo nella scrittura pubblicando il suo primo romanzo “Il letto è una rosa” (1995).


Muore a Roma il 2 febbraio 2022.