Isabella d’Este

Nasce il 17 maggio 1474 a Ferrara
Isabella d’Este, una delle donne più autorevoli del Rinascimento e del mondo culturale italiano del suo tempo.


Particolare del ritratto di Isabella d'Este di Tiziano

Figlia di Ercole I d’Este, duca di Ferrara, e di Eleonora d’Aragona (a sua volta figlia di Ferdinando I di Napoli e di Isabella di Clermont) fu marchesa di Mantova sposando Francesco II Gonzaga ed ebbe come sorella un personaggio storico ugualmente famoso: Beatrice d’Este, duchessa di Milano e moglie di Ludovico Sforza.

Per nascita o matrimonio, il suo nome fu collegato a quello dei maggiori regnanti di Spagna. Spesso è citata semplicemente come la Primadonna del Rinascimento.

Isabella d’Este ebbe in gioventù una educazione di grande impronta culturale, come testimoniano le sue copiose corrispondenze dalla città di Mantova.

“Nec spe nec metu” 
“Né con speranza né con timore” fu il suo motto.

Le sorelle Este furono esposte a molte delle idee del Rinascimento: in seguito Isabella divenne un’appassionata, addirittura avida, collezionatrice di sculture romane e commissionò sculture moderne in stile antico. All’età di 16 anni sposò Francesco II Gonzaga, Marchese di Mantova. I coniugi furono patroni di Ludovico Ariosto mentre questi stava scrivendo l’Orlando Furioso ed entrambi furono molto influenzati da Baldassare Castiglione, autore de Il Cortigiano, un modello di decoro aristocratico per duecento anni. Fu su suo suggerimento che Giulio Romano venne convocato a Mantova per ampliare il castello ed altri edifici. Sotto gli auspici di Isabella la corte di Mantova divenne una delle più acculturate d’Europa. Tra i tanti importanti artisti, scrittori, pensatori e musicisti che vi giunsero ci furono Raffaello Sanzio, Andrea Mantegna, e i compositori Bartolomeo Tromboncino e Marchetto Cara. Isabella venne ritratta due volte da Tiziano, e il disegno di Leonardo da Vinci che la ritrae (preparatorio per un dipinto ad olio mai eseguito) e che eseguì a Mantova nel 1499, è esposto al Louvre. Fu ella stessa una brillante musicista, e riteneva gli strumenti a corda, come il liuto, superiori ai fiati, che erano associati al vizio e al conflitto; considerava inoltre la poesia incompleta finché non veniva trasposta in musica, e cercò i più abili compositori dell’epoca per tale “completamento”.

Leonardo Da Vinci, cartone per il ritratto di Isabella d’Este, Museo del Louvre, Parigi

Si dedicò al gioco degli scacchi tanto che il grande matematico rinascimentale Luca Pacioli (1445c.-1517c.), nel 1499 avendo il re di Francia Luigi XII conquistato il ducato di Milano ed essendo lo stesso Pacioli in compagnia di Leonardo da Vinci fuggito e riparato a Mantova, scrisse e le dedicò il manoscritto De ludo schacorum, detto Schifanoia, opera per secoli ritenuta persa e solo nel 2006 ritrovata presso la biblioteca Coronini Cronberg di Gorizia dal bibliologo Duilio Contin.

Mostrò inoltre grande abilità diplomatica e politica nei negoziati con Cesare Borgia, che aveva spodestato Guidobaldo da Montefeltro, duca di Urbino, marito della cognata e amica intima Elisabetta Gonzaga (1502). Si trovò a rivaleggiare con la cognata Lucrezia Borgia, che nel 1502 aveva sposato suo fratello Alfonso, e che divenne l’amante del marito Francesco Gonzaga.

Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1519, Isabella governò Mantova come reggente del figlio Federico, giocando un ruolo importante nella politica italiana e rafforzando costantemente il prestigio del marchesato mantovano. I suoi molteplici e importanti conseguimenti compresero l’elevazione di Mantova a ducato e l’ottenimento del titolo di cardinale per il figlio minore Ercole Gonzaga.

Con il conseguimento della maggiore età del figlio, la sua figura di donna di comando, generò alcuni dissapori e maldicenze, tanto che Federico di fatto la estromise dalla vita politica di Mantova negandole qualsiasi notizia che dall’esterno perveniva alla cancelleria. Fu forse questa la molla che spinse Isabella a allontanarsi dalla città recandosi a Roma, nonostante la situazione politica tumultuosa. Nel 1527 infatti fu testimone del Sacco di Roma ed il suo palazzo, nel quale aveva dato rifugio a circa 2000 persone, fu l’unico in tutta la città a non essere saccheggiato dai lanzichenecchi, per via della protezione offerta da suo figlio Ferrante, capo di una milizia dell’esercito imperiale. Isabella si prodigò nella protezione dei rifugiati che erano comunque stati dichiarati ostaggi dell’esercito imperiale e per i quali fu richiesto un riscatto.

Tornata a Mantova, si occupò della vicenda del matrimonio del figlio Federico, un’operazione molto ingarbugliata dall’ordine dei numerosi fatti: il ripudio della prima moglie Maria Paleologa, accusata di congiura da una cortigiana di Federico, poi la scelta di Carlo V di dargli in moglie la sua cugina Giulia, più anziana di lui e malvoluta dal popolo, la riabilitazione di Maria dopo che questa era diventata unica erede del feudo del Monferrato e, in seguito alla morte di lei, le definitive nozze con sua sorella Margherita Paleologa.

Morì nel 1539 e venne sepolta nella Chiesa di Santa Paola a Mantova.

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