Domenica

L’origine della parola domenica deriva dall’espressione latina dies Dominica (giorno del Signore), quale giorno della resurrezione di Gesù, nel terzo giorno dalla sua morte.


Nella maggioranza dei paesi europei e in America latina è considerato l’ultimo giorno della settimana; in Grecia, Giappone, Brasile, Portogallo, Gran Bretagna, Stati Uniti nella liturgia cattolica ed in genere nei paesi anglosassoni invece è considerato il primo.

Prima dell’avvento del Cristianesimo, questo giorno corrispondeva al dies solis, cioè il giorno del Sole in onore della divinità del Sol Invictus.
Ancora oggi questa denominazione si è conservata nelle lingue germaniche come nella lingua inglese Sunday, o nella lingua tedesca Sonntag.

La religione del Sol Invictus restò in auge fino al celebre editto di Tessalonica di Teodosio I del 27 febbraio 380, in cui l’imperatore stabilì che l’unica religione di Stato era il Cristianesimo ortodosso, bandendo e perseguitando ogni altro culto.

Per tale ragione, il 3 novembre 383 il dies Solis venne rinominato dies dominica (Giorno del Signore) e in tale forma è giunto fino a noi.


Nel Genesi 2:3 Mosè narra che al termine della creazione “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò al riposo, perché in esso aveva cessato da ogni opera che egli aveva fatto creando negli altri sei “.

Gli antichi Romani chiamavano la domenica il giorno del sole, espressione che ancora vive nelle lingue moderne, e gli stessi cristiani fissavano la propria adunanza in tale giorno. San Giustino filosofo e martire (100-165, Roma) lo rilesse in chiave cristiana quale giorno di Cristo-Luce del genere umano, non accolta dalle tenebre del mondo.

Il 7 marzo 321 l’imperatore Costantino il Grande fissò il dies Solis romano come giorno di riposo per tutto l’impero, per consentire ai cristiani la santificazione domenicale.
Come tutti i predecessori, l’imperatore ricopriva anche la carica di Pontifex Maximus, la carica religiosa più elevata, del Collegio dei Pontefici, collegata al culto del Sol Invictus.

«Nel venerabile giorno del Sole, si riposino i magistrati e gli abitanti delle città, e si lascino chiusi tutti i negozi. Nelle campagne, però, la gente sia libera legalmente di continuare il proprio lavoro, perché spesso capita che non si possa rimandare la mietitura del grano o la semina delle vigne; sia così, per timore che negando il momento giusto per tali lavori, vada perduto il momento opportuno, stabilito dal cielo.»
(Codice Giustiniano 3.12.2)


Nel cristianesimo la domenica ricorda la risurrezione di Gesù (Marco 16,2; Luca 24,1; Giovanni 20,1), quindi questo è il giorno da santificare dedicandolo al culto, attraverso la partecipazione all’Eucaristia, con il riposo dal lavoro cioè il riposo sabbatico anticamente previsto dalla legge di Mosè con rituali diversi.

Il rispetto sabbatico del 7°giorno, cioè del giorno in cui il Creatore si riposò, è comandato nel Decalogo (Esodo 20 e Deuteronomio 5), legge che sarebbe stata scritta nella pietra direttamente da Dio sul Monte Sinai. Un comandamento teso a dimostrare lo stretto rapporto tra Dio ed il suo popolo.

I primi cristiani sin dalle origini hanno celebrato il riposo di domenica abbandonando il vecchio uso ebraico del sabato. Gesù fa capire che il sabato, per i cristiani, deve essere considerato solo un cerimoniale della legge mosaica. Il giorno di riposo giudaico, il sabato, è stato fatto per dedicarsi a Dio e agli altri. Assieme all’anno sabbatico ed al giubileo.

Dio nel giardino dell’Eden non aveva bisogno di un giorno di riposo per gli uomini perché il periodo nel paradiso era un riposo quotidiano in quanto non esisteva il lavoro faticoso della maledizione di Dio (Genesi 3,17), quindi senza bisogno di riposo ciclico. Invece dopo la caduta e la cacciata dll’Eden, l’uomo ne ha avuto bisogno.

Il Concilio di Gerusalemme (Atti 15), il primo grande concilio cristiano, rende inutili le prescrizioni rituali e cerimoniali della legge mosaica per i cristiani, abolendo pure la circoncisione che legava all’osservanza di tutti i rituali dati da Dio agli ebrei. Inizia invece l’osservanza del quarto comandamento mediante la santificazione del primo giorno della settimana (At 20:17; 1Cor 6:2) noto come “Giorno del Signore” (Ap 1:10).

Bisogna fare una netta distinzione tra legge scritta da Mosè (Deut. 31: 24-26) e Legge divina: una è mutevole, l’altra eterna. Le grandi leggi morali sono comprese esclusivamente nei dieci comandamenti: “ama il prossimo tuo come te stesso” e “ama Dio con tutto il cuore”, ritenute l’apice della legge morale, sono nel decalogo. I dieci comandamenti sono la legge morale ed eterna di Dio, i primi quattro riferiti all’amore per Dio ed i secondi sei riferiti all’amore per il prossimo.


Fonte: wikipedia